Occhiolà

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Occhiolà
Resti del castello medioevale di Occhiolà
CiviltàSiculi
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneGrammichele
Amministrazione
Visitabilesi
Mappa di localizzazione
Map
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Occhiolà è un antico borgo medioevale, oggi abbandonato, posto sui tre crinali della collina di Terravecchia, circa 2 km a nord di Grammichele, nella Sicilia centro-orientale. Sulla sommità si trovano i resti del castello. L'abitato venne completamente distrutto dal terremoto del 1693.

Le origini

L'abitato sorgeva quattro chilometri a sud-ovest di Grammichele nella località denominata Terravecchia, sulle sommità e nelle insellature di tre colline facenti parte di un sistema di formazione arenaria dai fianchi particolarmente ripidi. Dal sistema di colline alcuni rigagnoli alimentano il torrente Caltagirone. Dell'abitato è ancora possibile vedere i resti del castello, delle chiese e delle abitazioni e altre rovine che si estendono verso Santo Spirito. Negli scavi condotti dal 1890 l'archeologo Paolo Orsi (1859-1935) rilevava, dove terminano le rovine medievali, la presenza di ulteriori resti più antichi ma manomessi dalla riduzione in colture dei campi dove sorgevano e dall'asportazione di materiale per le successive ricostruzioni di Occhiolà. L'Orsi vedeva in quelle rovine l'esistenza certa di un precedente insediamento ellenistico o tardo-greco, particolarmente sviluppato in forma di acropoli sulla cima appiattita di una collina di 490 m.[1] L'ipotesi avanzata è che si tratti del residuo di un insediamento siculo ellenizzato menzionato da Diodoro Siculo con il nome di Echetla in riferimento all'occupazione siracusana del 309 a.C.; tuttavia l'ipotesi non è condivisa da tutti gli studiosi, alcuni dei quali non concordano con quanto ipotizzato da Orsi (vedi Antonio Taramelli. I reperti archeologici sono conservati presso il locale museo comunale di Grammichele e presso il Museo Archeologico Paolo Orsi di Siracusa. Nel 1993, in occasione del 300º anniversario della distruzione a causa del terremoto, venne avviata la realizzazione del Parco Archeologico di Occhiolà, già interessato da frequenti campagne di scavo.

  • Statua votiva fine VI-inizio V secolo a.C.
    Statua votiva fine VI-inizio V secolo a.C.
  • torso di kouros , inizi V secolo a.C.
    torso di kouros , inizi V secolo a.C.

La popolazione

Condizioni economiche

Abitazioni

Nell'antico paesino di Occhiolà vivevano circa tremila abitanti la maggior parte coltivatori della terra, pochi i braccianti. Quasi ogni contadino aveva la sua casetta ad un solo piano terreno; poche erano le famiglie che abitavano in case con diverse stanze. Per l'angustia delle case molte cose si facevano sulla strada; si spaccava la legna, si rigovernavano le stoviglie, sulla strada le donne filavano, cucivano e discutevano sulle loro giornate.

Situazione sociale

Una piccolissima parte della popolazione era costituita da medici, notai e uomini di legge. Un'altra piccola parte era costituita dagli artigiani cioè da fabbri, sarti, falegnami, barbieri.

La distruzione del 1693

Domenica 11 gennaio 1693 verso le ore 14, mentre la popolazione cercava di sistemare le proprie case danneggiate dal terremoto avvenuto il venerdi 9 gennaio, una nuova fortissima scossa distrusse l'abitato. I superstiti abbandonarono l'abitato e si trasferirono verso l'eremitorio Madonna del Piano e verso le campagne di Margi e Camemi. Al momento del terremoto l'abitato di Occhiolà contava 2 910 abitanti: secondo alcune fonti (Mongitore) ne morirono 1 407; per altre (Gallo) 725, per altre (Boccone) ci furono circa 100 morti e 190 feriti. Il paese fu totalmente atterrato.[2]

Gli aiuti del Principe

I giurati di Occhiolà pensarono di informare il principe di quanto era accaduto, così per mezzo di un corriere gli inviarono una lettera. Il principe Don Carlo Maria Carafa, che abitava a Mazzarino si mostrò molto disponibile ad aiutare la popolazione e inviò nel suo territorio di Occhiolà, tanti viveri da distribuire ai superstiti. Dalle rovine di Occhiolà nacque l'odierna Grammichele, città a pianta esagonale, voluta dal principe Carlo Maria Carafa su disegno dell'architetto Fra' Michele da Ferla.
Nella zona di Occhiolà sopravvisse la chiesa e l'eremo della Madonna del Piano.

Galleria d'immagini

Note

  1. ^ Orsi.
  2. ^ Baratta, Mario, Occhiolà (Grammichele), in I terremoti d'Italia: Saggio di storia, geografia e bibliografia sismica, Milano, Fratelli Bocca, 1901.

Bibliografia

  • Bernabei, Felice, XIV. Granmichele, in Atti della R. Accademia dei Lincei, Anno CCXCIV. Vol. V. Parte Seconda - notizie degli Scavi, 1898, pp. 128-129.
  • Orsi, Paolo, D'una città greca a Terravecchia presso Granmichele in provincia di Catania, in Reale Accademia dei Lincei (a cura di), Monumenti antichi, vol. 7, Milano, Ulrico Heopli, 1897.
  • Antonio Taramelli, Grammichele. Fittili con un verso del comico Frinico e scoperte varie, in Reale Accademia dei Lincei (a cura di), Atti della R. Accademia dei Lincei - Notizie degli scavi di antichità, Anno CCCVII. Vol. 17. Serie quinta, Roma, Tipografia della R. Accademia dei Lincei, 1920, pp. 336-337.

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Collegamenti esterni

  • Parco archeologico di Occhiolà, su arethusa.net. URL consultato il 31 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2008).
  • Occhiolà, memorie di un borgo riscoperto [collegamento interrotto], su siciliafotografica.it.
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